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Sempre più spesso giungono in studio, genitori preoccupati perchè da qualche tempo il figlio/a presenta dei disturbi legati all’ansia e difficoltà ad andare a scuola, nei casi più gravi, la completa interruzione  della routine scolastica.

Dagli 11 anni circa, possono fare la comparsa dei veri e propri disturbi d’ansia, che nelle forme più leggere possono essere rappresentate dalla paura di non essere all’altezza rispetto agli ostacoli che si presentano a scuola o con il gruppo dei coetanei, nelle forme più patologiche possono trasformarsi in patologie fobiche.

Quando un’ansia sana sfugge al controllo del ragazzo, possono scatenarsi delle forme di panico incontrollabile e generalizzato.

Per i genitori  può diventare un tiro alla fune, cercare di invogliare il figlio a riprendere la scuola, con conseguenti scenate mattutine, arrabbiature, punizioni e sconforto.

Per quanto il disturbo possa essere sofferto e ingestibile, il trattamento con la conseguente ripresa scolastica, può avvenire nell’arco di pochi mesi.

Una cosa importante, da sottolineare, è l’evitare di di utilizzare psicofarmaci, in soggetti così giovani. Se da una parte possono tamponare il sintomo, dall’altra confermano al ragazzo di essere incapace a superare la paura con le proprie capacità e le proprie risorse.

Il rischio è di apporre al figlio un’etichetta di “Incapace” con conseguente profezia che si auto realizza.

Del resto, se io credo di essere incapace e  se ho bisogno di un farmaco perchè da solo non riesco a uscirne, inconsciamente metterò in atto dei comportamenti che confermeranno tale ipotesi,di conseguenza, gli altri continueranno a trattarmi da incapace, in un circolo che si auto rinforza.

La terapia breve strategica è composta da vari aspetti:

  • si bloccano le tentate soluzioni dei genitori, che sono mirate a proteggere e rassicurare, questo non fa altro che incrementare nel figlio, la convinzione di non riuscire a farcela da solo
  • si insegna al ragazzo a gestire la paura ed il panico fino ad azzerarlo completamente
  • si porta il ragazzo ad  affrontare progressivamente le situazioni che vorrebbe evitare. L’ evitamento alimenta la paura perchè se in un primo momento, la persona si  tranquillizza, la volta successiva starà peggio e la paura sarà ulteriormente ingigantita

 

In questa terapia la collaborazione dei genitori sarà fondamentale e verranno eletti a “co-terapeuti”.

Dovranno mettere in atto le indicazioni dirette e osserveranno senza intervenire il comportamento del figlio. Il principio  è che il “troppo amore”  può essere dannoso, quanto il “non amore”.

In questo il modo i ragazzi affronteranno in prima persone le loro paure e scopriranno che:

“la paura guardata in faccia, si trasforma in coraggio”