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Uno dei disturbi alimentari più frequenti è la bulimia.

Bulimia, significa letteralmente “fame da bue”.

Le persone affette da questo disturbo possono divorare qualunque cosa: dalla pasta cruda, ai surgelati, a intere confezioni di dolci, perdendo la concezione di ciò che mangiano e del tempo trascorso ad abbuffarsi.

Tre varianti della bulimia

  • Bulimia boteriana, possono essere sia uomini che donne, talmente grassi da sembrare dei personaggi de i quadri di Botero. Sono persone che amano il cibo e che sono adattati al loro problema. Di solito giungono in terapia per problemi di salute legati all’obesità.
  • Bulimia effetto “carciofo”, rappresentata da quelle persone che sono in sovrappeso e che apparendo poco gradevoli, si proteggono inconsciamente da problematiche affettivo-relazionali.  Sono persone che tentano perennemente di mettersi a dieta, per poi ricadere nella sintomatologia. Il pensare al alla dieta ed alla bilancia li tiene lontani da altri problemi.
  • Bulimia Jo Jo, sono persone che alternano controllo a perdite di controllo. Per qualche tempo riescono a stare a dieta perdendo peso, ma dopo un pò ricadono nell’alimentazione sfrenata, prendendo i kg persi, se non di più.

 

Solitamente chi soffre di questo disturbo è collaborativo, vorrebbe realmente uscire fuori dal problema ma è incapace, molto semplicemente non è in grado.

Questo aspetto spiega perchè le diete prescritte facendo leva sulla motivazione e la volontà dell’individuo non possono funzionare.  Trattandosi di una compulsione che travolge la persona come un fiume in piena, non è possibile addestrare il paziente all’autocontrollo,  perchè  per lui è impossibile arginare ciò che lo travolge.

Talvolta, anche se riescono a controllare la compulsione all’abbuffata dopo poco ne rivengono travolti.

Questo fallimento conduce alla perdita di autostima e speranza di potercela fare a superare il problema.

Di conseguenza, come affrontare il problema?

La terapia breve strategica affronta i tre tipi di bulimia personalizzando l’intervento in base alle caratteristiche del disturbo, tenendo conto che c’è un aspetto che accomuna tutte e tre le varianti: il tentativo di controllo che fa perdere il controllo.

Il tentativo costante della persona a controllare e reprimere la sua compulsione a mangiare, la quale proprio in virtù del fatto che è auto imposta diventa irrefrenabile.

Detto in altre parole ciò che tiene in piedi il comportamento bulimico è proprio il cercare di reprimerlo.

Lavorando attraverso tecniche paradossali che interrompono il controllo fallimentare si riporta, in tempi brevi, la persona ad avere maggiore consapevolezza della sua alimentazione ed a provare un reale piacere nel cibo.

“L’ingordigia è un rifugio emotivo: è il segno che qualcosa ci sta divorando” (Principe de Vries)