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L’anoressia nell’immaginario collettivo è spesso associata a modelle, attrici, donne di successo e in carriera. Questo la rende una patologia di “moda”, “cool”, associata a uno stile di vita invidiabile.

Tutto ciò non tiene conto di un fatto, la stragrande maggioranza di persone che ne soffre è nella fascia adolescenziale.

Triste a dirsi ultimamente si assiste a una diminuzione dell’età di esordio, con bambine che manifestano un’insana attenzione al peso corporeo.

La malattia rispetto ad anni fa ha assunto varie sfumature ed è diventata democratica, andando a colpire anche i giovani uomini, con sfumature differenti ma pur sempre con un attenzione dominante e ossessiva al proprio corpo.

Oggi l’anoressia pura è in calo e sta evolvendo in forme differenti di disturbo, come il vomiting (https://www.michelacampanella.it/vomitare-anoressia-bulimia/ )ed il binge eating.

Negli ultimi due decenni la frequenza di tali disturbi è aumentata a livello esponenziale tanto da poter realmente parlare di epidemia.

Una caratteristica importante dell’anoressia è il suo esordio lento, graduale, la cosiddetta “luna di miele”. La persona, talvolta inizia una dieta, per perdere qualche kg, oppure decide di eliminare alcuni alimenti, allo scopo di tenersi in forma.

In questa fase ci si sente bene, energici, talvolta si riscuote un certo consenso da parte delle altre persone, che vedendo la persona dimagrita, si complimenta per il suo successo.

Un mito da sfatare è quello dell’inappetenza. La persona anoressica sente fame, lotta con la fame ma volutamente e deliberatamente decide di controllarla e resisterle.

Dopo un pò, in modo subdolo, l’astinenza dal cibo si auto alimenta e più ci si vede magri, più si vuole dimagrire. A questo punto la patologia è già strutturata e non si è più in grado di valutare le proprie percezioni.

L’astinenza non riguarda solo il cibo ma c’è anche un ritiro dalle relazioni sociali e da ogni tipo di sensazione piacevole, ci si isola dal mondo, costruendo un’armatura che protegge da ogni tipo di sensazione.

Sovente si osserva pazienti che vorrebbero liberarsi da questa prigionia ma si sentono incapaci emotivamente, la paura del piatto pieno di cibo prevale.

Un copione, come quello dell’astinenza, reiterato nel tempo, con il trascorrere dei mesi diventa automatizzato e apparentemente spontaneo, un “vizio” a cui non si riesce rinunciare, in questo caso la coscienza del soggetto non ha percezione del problema, rendendo così resistenti al cambiamento.

“Gli altri si preoccupano troppo, io mi sento bene”, “Ho perso solo qualche kg, posso riprenderli quando voglio”, “Sto solo seguendo un’alimentazione sana e ho eliminato ciò che non mi fa bene”

Queste sono solo alcune frasi ingannevoli di chi soffre di questo disturbo. Il soggetto si auto convince e cerca di convincere gli altri che la situazione è sotto controllo, tutto facilmente rimediabile.

Una volta che il dimagrimento è evidente, i famigliari e gli amici, si preoccupano notevolmente e iniziano a “pregare” la persona di riprendere ad alimentarsi, talvolta con ricatti, minacce, convincimenti e promesse.

Questo non solo è inutile ma addirittura controproducente perchè non farà altro che arroccare la persona all’interno della sua armatura patologica .

In pratica “le migliori intenzioni producono gli effetti peggiori”. La logica di questo disturbo è una logica non ordinaria, infatti non c’è nulla di logico in una persona che smette di mangiare fino a rischiare la vita.

Tenendo conto di questo, interventi basati su una logica ordinaria, come appunto le pressioni dirette ed indirette dei famigliari, sono inefficaci e fallimentari.

Se non curata in modo adeguato, l’anoressia può evolvere in 3 situazioni:

  • I sintomi si stabilizzano, cronicizzando il problema
  • Il dimagrimento continua in modo inesorabile, portando alla morte
  • L’alternanza di periodi in cui si assiste a un miglioramento a periodi in cui sono evidenti delle ricadute, in una sequenza continua, che anche in questo caso porta a una cronicizzazione

 

Nella terapia breve strategica, si affronta il problema sintonizzandosi sull’assurda logica della persona anoressica e si assume un potere persuasivo e di influenzamento nei confronti del soggetto e della sua famiglia.

Attraverso tecniche paradossali ed apparentemente non logiche si agisce su un problema resistente e potenzialmente mortale.

“L’astinenza è più facile della moderazione” (S.Agostino)